Integrazione, multiculturalità e un sospetto
La notizia del preside che vieta i canti natalizi con potenziale contenuto religioso perché teoricamente offensivi delle altre religioni fa riflettere in tanti.
Ci rifletto anche io. Lungi da me formulare discorsi bacchettoni o moralisti, non possiamo negare che per secoli (direi per tutta la nostra storia degli ultimi due millenni) il sistema educativo e culturale ha fatto rima con religione cattolica. Le lezioni, almeno fino a qualche decennio fa, erano precedute da una preghiera, alle porte delle feste pasquali l’assemblea di istituto era sostituita dalla Messa di precetto, in tutte le aule il Crocifisso faceva parte integrante dell’arredamento. Con buona pace di Ebrei-Testimoni di Geova-Buddisti-Induisti-Druidi-Seguaci dell’Unicorno Rosa (esistono davvero) ecc. per i quali non esistevano alternative. Era così. Punto.
Poi è arrivata la multiculturalità e l’integrazione. Profughi ammassati nei centri di accoglienza, ma senza Crocifissi nelle aule e nei luoghi pubblici. Uomini e donne che chiedono l’elemosina fuori da centri commerciali, ma senza più dire le preghiere in classe. Uomini sfruttati nel lavoro, ma senza più celebrare le Messe al posto delle assemblee di istituto. Appunto, integrazione.
Come mai finché gli antagonisti di questa storia si chiamavano ebrei, buddisti, ortodossi ecc. i simboli del cattolicesimo non hanno mai costituito un problema, mentre lo sono oggi che gli antagonisti si chiamano musulmani? Come mai spacciamo l’eliminazione di tali simboli come integrazione se poi questa, nelle cose pratiche e concrete è solo una parola vuota?
Il sospetto che non si tratti proprio di voglia di integrazione e fratellanza, francamente, ci sta tutto.
Ferdinando Castrignano › Monopoli (Bari)
03 dicembre 2015, 17:19:14Il Crocifisso non offende i figli dei mussulmani, degli ebrei o dei testimoni di Geova; ma offende gli italiani di sinistra che nella Chiesa hanno visto, VEDONO e vedranno sempre il male. E la scuola è il covo della sinistra!